lunedì 6 ottobre 2008

Docenti e presidi hannio lanciato una raccolta di firme contro i tagli del governo
Da Asor Rosa a Bevilacqua, da Curi a Vattimo: "Ricerca a rischio e in mano ai privati"

Dagli atenei l'appello ai rettori
"Bloccare l'anno accademico"

di VALENTINA CONTE


Bloccare l'inaugurazione dell'anno accademico. In tutte le università italiane. Per difendere la ricerca e la qualità dell'insegnamento e fermare i tagli alle risorse già scarse decisi dalla legge 133, l'ex decreto Brunetta. L'appello c'è, e si apre all'adesione dei docenti italiani. Scritto da Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, ha già raccolto firme eccellenti: Asor Rosa, Vattimo, Curi. Tante si vanno aggiungendo anche con la sottoscrizione online.

I professori chiedono ai loro rettori di "raccogliere il profondo disagio e la protesta che sale dalle università e di reagire con l'energia che la gravità della situazione richiede". Contro le misure previste dalla nuova legge che di fatto cambiano in peggio il volto degli atenei: "Sottraggono risorse alla ricerca, riducono il personale docente e amministrativo, restringono lo spazio vitale dell'università sancendone l'emarginazione irreversibile nella vita del Paese".

"Il provvedimento del governo accompagna l'università alla catastrofe - dice Bevilacqua - con una riduzione del 20% del turn over e permettendo la trasformazione degli atenei in fondazioni. Un suicidio". In pratica, ogni cinque docenti pensionati ne entrerà solo uno nuovo. E con la maggioranza semplice, il rettore potrà deliberare il passaggio da università pubblica a ente privato.
"Un Paese senza ricerca e in mano ai privati dove va? - prosegue Bevilacqua - Un disastro per tutti. Gli ordinari entrano a sessant'anni. Assurdo. I nostri giovani migliori fuggono via. I dottorandi zampettano tra articoletti e ricerchine, senza prospettive perché senza ricambio. In attesa di concorsi e soprattutto di grandi progetti". A preoccupare è il fiato corto, quel "vivere nel breve periodo ossessivo e distruttivo che non porta da nessuna parte". E quell'idea, dannosa, di privatizzare l'istruzione, "con l'ateneo classista, chiuso ed esclusivo, e piegato alle piccole utilità di privati poco interessati alla ricerca vera".


Da www.repubblica.it

Da notare il passo in grassetto: "con la maggioranza semplice il rettore potrà deliberare il passaggio da università pubblica ad ente privato". Risultati: tasse decise dall'ente in piena libertà, istruzione parziale e sottoposta all'arbitrio del magnifico fondatore. Si tratta di smantellamento vero e proprio, con un taglio di fondi che partirà nel 2009 con 63,5MLD tolti al fondo ordinario per poi passare ai 190 MLD ulteriori da togliere l'anno successivo e così via fino al 2013. Si arriverà alla lotta per la sopravvivenza degli atenei, che si vedranno costretti ad elemosinare fondi a destra e a manca. Di lì il ricorso alle fondazioni di diritto privato e alla totale privatizzazione del settore istruzione che consentiranno l'arbitrio nella raccolta di fondi.
Gli effetti sono a dir poco devastanti. E i toni con cui ho sentito esprimersi i docenti all'assemblea di studenti, docenti e precari lasciavano presagire il peggio. La cosa tragica è che pochi se ne stanno rendendo conto e stanno protestando. I cervelli sono fuggiti ancor prima dell'inizio degli studi.

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