giovedì 9 ottobre 2008

Assemblea d'ateneo-il mio punto di vista

Ieri ho preso parte, perché mi sentivo in dovere di farlo, all'assemblea d'ateneo che si è svolta in piazza dei Cavalieri. Vi ho preso parte non solo come studente e dunque come parte direttamente lesa dalla legge 133/2008, ma anche come osservatore di ciò che sta accadendo, munito di spirito critico e di una sensibilità che fa sì che non si possa tacere di fronte a simili provvedimenti.
Ciò che viene minato con la legge è la libertà di apprendimento, il diritto ad uno studio garantito a prescindere dal reddito e dalla ricchezza. Era da tempo che l'istruzione si stava svalutando: il passaggio al 3+2, le interfacoltà, i programmi troppo ridotti rispetto al vecchio ordinamento, i crediti e la loro sproporzione rispetto all'effettivo carico di lavoro...
Questa legge è stata il colpo di grazia: ora non solo si tocca il modo di insegnare, ma anche la possibilità di farlo e di farlo sotto l'egida del sostegno statale.
Giusta l'assemblea, giusto muoversi. Ma con la testa. Ecco perché alcuni interventi di coloro che hanno preso parte all'assemblea mi sono sembrati un po' immaturi, come se l'unica cosa che si potesse fare fosse solo occupare. Ma bisogna riflettere, dimostrare che gli studenti non sono solo un branco di sovversivi incapaci di attuare mosse più efficaci e ponderate come lo scrivere ai giornali, il distribuire i volantini, il far sapere che cosa sta succedendo a chi se ne disinteressa o che non ne valuta appieno la gravità. Mi sembravano parole da liceo, quando si aspetta l'occasione per far baldoria con l'occupazione. Non voglio dire che la linea dura sia scorretta o inefficacie, ma che va saputa tenere. Con cognizione di causa e con coraggio. Costruendola a partire dalle fondamenta.
Non sono una che prende il microfono e parla alle assemblee. Preferisco ascoltare e dire la mia in modo diverso, scrivendo ad esempio. Questo non vuol dire che il mio ruolo sia passivo: le proteste si sttuano anche così e infatti ho anche espresso la mia disponibilità ad attività "logistiche" ai rappresentanti della mia facoltà.
Quello che c'è in gioco è troppo grande e troppo prezioso per essere buttato al vento con un articolo di una previsione di bilancio. La conoscenza, lo studio, la formazione sono alla base della democrazia: senza questi strumenti si sfocia nel fondamentalismo, ovvero nella negazione della democrazia.

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