
giovedì 30 ottobre 2008
venerdì 24 ottobre 2008
Intervista a Cossiga ovvero il declino della civiltà
Per dare un'idea di quello che la classe dirigente sta facendo e dei toni in cui si esprime, riporto l'intervista a Cossiga visibile al sito riportato alla fine dell'intervento. Oltre tutto, il nostro onorevole presidente del consiglio è arrivato ad uno stadio ulteriore: non nega solo le esternazioni verbali, con formule del tipo "io non l'ho mai detto", ma nega anche le esternazioni mentali, che altrimenti sfuggirebbero all'opinione pubblica (per fortuna, nda), ricorrendo a formule come "io non l'ho mai pensato". Ritengo che la situazione sia tragica. Davvero. E ritengo che il fatto di giudicare terroristi coloro che esprimono il loro dissenso in maniera civile, che tra le altre cose nemmeno sono solo di sinistra, sia alquanto deplorevole.
Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei» di ANDREA CANGINI
ROMA- PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figurac- cia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in- dottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica:
spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.
Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio del- la contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev`essere prudente»Da: http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406
domenica 19 ottobre 2008
Aveva fatto causa a Dio, responsabile, a suo dire, di aver diffuso paura e terrore in tutto il mondo. Ma il procedimento giudiziario non avrà alcun seguito: un giudice del Nebraska lo ha infatti respinto, perché Dio non ha alcun indirizzo al quale poter notificare l'avvio della causa. Si chiude così la vicenda che vede protagonista lo storico senatore democratico del Nebraska, Ernie Chambers, che, il 14 settembre dello scorso anno, aveva depositato la sua provocatoria causa in una corte del Nebraska. Secondo il documento redatto dal senatore 71enne (definito da molti "l'uomo di colore più arrabbiato di tutto lo Stato"), Dio e tutti i suoi seguaci, sarebbero responsabili "delle continue minacce terroristiche, con conseguenti danni per milioni e milioni di persone in tutto il mondo". Minacce la cui credibilità è avallata, secondo Chambers, "dalla storia personale di Dio". Nel documento gli si attribuisce anche la responsabilità di "terremoti, uragani, guerre e nascite di bimbi con malformazioni". Ancora: Dio è accusato di aver "distribuito, in forma scritta, documenti che servono a trasmettere paura, ansia, terrore e incertezza, al fine di ottenere obbedienza" da parte degli uomini. Chambers ha spiegato di aver avviato questo procedimento per dimostrare che "tutti possono avere accesso a una corte, indipendentemente dal fatto se siano ricchi o poveri" e per sottolineare che "ognuno può essere citato in giudizio". Il suo obiettivo era di ottenere dai giudici una diffida, in cui si sarebbe dovuto sollecitare Dio a interrompere ogni genere di "minaccia" sul mondo.
La causa, comunque, non avrà alcun seguito, perché "non è stato possibile reperire un indirizzo ufficiale di Dio". Il giudice Marlon Polk si è appellato a una legge del Nebraska, secondo la quale chi avvia un procedimento giudiziario deve avere l'indirizzo della persona chiamata a difendersi in aula. Chambers non si dà per vinto, e anzi si è detto soddisfatto della decisione del giudice. "La corte - ha dichiarato - ha ammesso l'esistenza di Dio. La conseguenza di questa decisione è che viene riconosciuta l'onniscienza di Dio. Quindi, se è vero che sa tutto, deve anche essere a conoscenza di questa causa". Il senatore, che è in carica da 38 anni, ha adesso 30 giorni di tempo per decidere se fare appello.
(16 ottobre 2008)
(http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/esteri/causa-dio/causa-dio/causa-dio.html)
E queste le chiamano pari opportunità...
giovedì 9 ottobre 2008
Assemblea d'ateneo-il mio punto di vista
Ciò che viene minato con la legge è la libertà di apprendimento, il diritto ad uno studio garantito a prescindere dal reddito e dalla ricchezza. Era da tempo che l'istruzione si stava svalutando: il passaggio al 3+2, le interfacoltà, i programmi troppo ridotti rispetto al vecchio ordinamento, i crediti e la loro sproporzione rispetto all'effettivo carico di lavoro...
Questa legge è stata il colpo di grazia: ora non solo si tocca il modo di insegnare, ma anche la possibilità di farlo e di farlo sotto l'egida del sostegno statale.
Giusta l'assemblea, giusto muoversi. Ma con la testa. Ecco perché alcuni interventi di coloro che hanno preso parte all'assemblea mi sono sembrati un po' immaturi, come se l'unica cosa che si potesse fare fosse solo occupare. Ma bisogna riflettere, dimostrare che gli studenti non sono solo un branco di sovversivi incapaci di attuare mosse più efficaci e ponderate come lo scrivere ai giornali, il distribuire i volantini, il far sapere che cosa sta succedendo a chi se ne disinteressa o che non ne valuta appieno la gravità. Mi sembravano parole da liceo, quando si aspetta l'occasione per far baldoria con l'occupazione. Non voglio dire che la linea dura sia scorretta o inefficacie, ma che va saputa tenere. Con cognizione di causa e con coraggio. Costruendola a partire dalle fondamenta.
Non sono una che prende il microfono e parla alle assemblee. Preferisco ascoltare e dire la mia in modo diverso, scrivendo ad esempio. Questo non vuol dire che il mio ruolo sia passivo: le proteste si sttuano anche così e infatti ho anche espresso la mia disponibilità ad attività "logistiche" ai rappresentanti della mia facoltà.
Quello che c'è in gioco è troppo grande e troppo prezioso per essere buttato al vento con un articolo di una previsione di bilancio. La conoscenza, lo studio, la formazione sono alla base della democrazia: senza questi strumenti si sfocia nel fondamentalismo, ovvero nella negazione della democrazia.
lunedì 6 ottobre 2008
Docenti e presidi hannio lanciato una raccolta di firme contro i tagli del governo
Da Asor Rosa a Bevilacqua, da Curi a Vattimo: "Ricerca a rischio e in mano ai privati"
Dagli atenei l'appello ai rettori
"Bloccare l'anno accademico"
di VALENTINA CONTE
Bloccare l'inaugurazione dell'anno accademico. In tutte le università italiane. Per difendere la ricerca e la qualità dell'insegnamento e fermare i tagli alle risorse già scarse decisi dalla legge 133, l'ex decreto Brunetta. L'appello c'è, e si apre all'adesione dei docenti italiani. Scritto da Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, ha già raccolto firme eccellenti: Asor Rosa, Vattimo, Curi. Tante si vanno aggiungendo anche con la sottoscrizione online.
I professori chiedono ai loro rettori di "raccogliere il profondo disagio e la protesta che sale dalle università e di reagire con l'energia che la gravità della situazione richiede". Contro le misure previste dalla nuova legge che di fatto cambiano in peggio il volto degli atenei: "Sottraggono risorse alla ricerca, riducono il personale docente e amministrativo, restringono lo spazio vitale dell'università sancendone l'emarginazione irreversibile nella vita del Paese".
"Il provvedimento del governo accompagna l'università alla catastrofe - dice Bevilacqua - con una riduzione del 20% del turn over e permettendo la trasformazione degli atenei in fondazioni. Un suicidio". In pratica, ogni cinque docenti pensionati ne entrerà solo uno nuovo. E con la maggioranza semplice, il rettore potrà deliberare il passaggio da università pubblica a ente privato.
"Un Paese senza ricerca e in mano ai privati dove va? - prosegue Bevilacqua - Un disastro per tutti. Gli ordinari entrano a sessant'anni. Assurdo. I nostri giovani migliori fuggono via. I dottorandi zampettano tra articoletti e ricerchine, senza prospettive perché senza ricambio. In attesa di concorsi e soprattutto di grandi progetti". A preoccupare è il fiato corto, quel "vivere nel breve periodo ossessivo e distruttivo che non porta da nessuna parte". E quell'idea, dannosa, di privatizzare l'istruzione, "con l'ateneo classista, chiuso ed esclusivo, e piegato alle piccole utilità di privati poco interessati alla ricerca vera".
Da www.repubblica.it
Da notare il passo in grassetto: "con la maggioranza semplice il rettore potrà deliberare il passaggio da università pubblica ad ente privato". Risultati: tasse decise dall'ente in piena libertà, istruzione parziale e sottoposta all'arbitrio del magnifico fondatore. Si tratta di smantellamento vero e proprio, con un taglio di fondi che partirà nel 2009 con 63,5MLD tolti al fondo ordinario per poi passare ai 190 MLD ulteriori da togliere l'anno successivo e così via fino al 2013. Si arriverà alla lotta per la sopravvivenza degli atenei, che si vedranno costretti ad elemosinare fondi a destra e a manca. Di lì il ricorso alle fondazioni di diritto privato e alla totale privatizzazione del settore istruzione che consentiranno l'arbitrio nella raccolta di fondi.
Gli effetti sono a dir poco devastanti. E i toni con cui ho sentito esprimersi i docenti all'assemblea di studenti, docenti e precari lasciavano presagire il peggio. La cosa tragica è che pochi se ne stanno rendendo conto e stanno protestando. I cervelli sono fuggiti ancor prima dell'inizio degli studi.