Il comunicato che segue qui incollato è in parte una conferma alla mia affermazione del post precedente, dove dicevo che una delle cause (magari non la principale) della disfatta della Sinistra Arcobaleno era la rimozione delle falci e dei martelli.
Sì alla falce e martello e alla bandiera rossa!
VOGLIONO CANCELLARE LA FALCE E IL MARTELLO
Noi diciamo “NO”. Ed è un “NO” denso di futuro. Un “NO” con gli occhi rivolti alla “guerra infinita e permanente” teorizzata e praticata dagli USA e dalla NATO; un “NO” con gli occhi rivolti al disagio sociale, allo sfruttamento operaio, ai salari da fame, alla distruzione del welfare, alla drammatica condizione di tanti giovani segnati dalla precarietà, alla sofferenza degli immigrati, all'attacco contro le donne e i loro diritti, alla distruzione dell'ambiente da parte del profitto, all'offensiva generale del capitale e della destra.
LA FALCE E MARTELLO SONO STATI E RESTANO I SIMBOLI UNIVERSALI DEL LAVORO.
IN ESSI SI ADDENSANO I VALORI DELLA LIBERTÀ, DELL'EMANCIPAZIONE, DEI DIRITTI, DELLA DIGNITÀ DI TUTTI GLI SFRUTTATI
Nel simbolo di falce e martello risuonano tutte le grandi lotte che i contadini, gli operai, i lavoratori di ieri e di oggi hanno condotto e conducono in ogni angolo del pianeta. Sotto quei simboli milioni di donne e di uomini hanno combattuto contro il colonialismo, l'oppressione, il nazifascismo.
FALCE E MARTELLO EVOCANO UN MONDO NUOVO, SENZA GUERRE E OPPRESSIONI
Il martello richiama la condizione operaia e l'intera fatica umana; la falce ricorda la schiavitù dei contadini e le loro lotte ed è lo strumento che taglia le radici del vecchio mondo per aprire nuovi orizzonti. Falce e martello sono stati il simbolo dell' unità di operai e contadini, del mondo del lavoro (nei campi e nelle officine...) contro lo sfruttamento di agrari e industriali. Sappiamo bene che oggi il lavoro è frammentato e dispone di altri strumenti, ma quel simbolo carico di storia continua a rappresentare l'esigenza di unificazione degli sfruttati - nelle forme più diverse - dal sistema del capitale. E' un segno carico di futuro. Falce e martello si sono accompagnati anche alle prime lotte e conquiste nel campo dei diritti civili: senza gli uomini e le donne che in quel simbolo si riconoscevano non sarebbero diventati legge dello stato il divorzio, l'aborto, la parificazione tra figli legittimi e figli nati fuori dal matrimonio, ed altro ancora.
DICIAMO “NO” ALLA CANCELLAZIONE DI FALCE E MARTELLO
Diciamo “NO” perché sappiamo che l'abolizione di quei simboli vuol dire, per i comunisti, cambiare natura; abbandonare il progetto strategico di cambiare il mondo. Sappiamo che la rimozione di quei segni è un messaggio simbolicamente rassicurante per il capitale e vuol dire: siamo cambiati, rinunciamo alla lotta e ci adattiamo al sistema. Così fu con l'auto-liquidazione del Partito Comunista Italiano, che tanto contribuì a spostare a destra l'asse generale del nostro Paese. I nomi e i simboli sono sempre segni di cose, di idee, di speranze. Col cambio di nome e di simbolo la Bolognina sancì la mutazione del PCI, accelerandone la trasformazione in una forza che oggi non è più nemmeno di sinistra. Anche oggi, l'ostinata avversione o rinuncia ai simboli storici del socialismo e del comunismo allude ad una resa.
Il nostro sostegno elettorale alle forze di sinistra non è in discussione. Consideriamo indispensabile l'unità d'azione delle sinistre, anche come argine democratico alla destra più reazionaria. Quella che poniamo è una questione strategica: non ci adattiamo allo stato di cose presenti e crediamo utile, possibile e necessario il rilancio della questione comunista, dell'autonomia politica, ideale e organizzativa dei comunisti. Che passa anche (certo, non solo) per la riaffermazione dei loro simboli storici: falce e martello e la bandiera rossa.
Li portiamo nel cuore, da sempre, ma anche bene in vista nelle nostre bandiere.
(seguono le prime duecento firme che non ho incollato)
www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 25-02-08 - n. 216
4 commenti:
Le due cose hanno contribuito, da repubblica:
Le tute blu lombarde contro i flussi di extracomunitari
E i camalli di Genova accusano il governo Prodi: "Ha messo fuori i delinquenti"
Gli operai Fiom che votano a destra
"Così protetti da tasse e criminalità"
"Votiamo Cgil in azienda e Bossi nell'urna. Che c'è di strano?
La prima ci dà il contratto, la seconda la garanzia che i soldi restino al Nord"
dal nostro inviato PAOLO GRISERI
per quanto mi riguarda io non mi riconosco nella falce ed il martello nè nell'ideologia comunista, anche se sono di sinistra. Lo stesso fondatore del manifesto, Parlato, ritiene che non si debba tornare indietro sui simboli. Non so voi, ma io continuo a pensare che la sinistra abbia perso un bel pezzo della sua base, forse irrimediabilmente...cmq incredibili questi operai, come se al Berlusca gli importasse qualcosa delle loro vite....l'ho già detto che Tafazzi dovrebbe diventare il nuovo simbolo nazionale!!!
Anche per me vale il non riconoscimento nei simboli comunisti e nel comunismo. Ho letto anche io i titoli di Repubblica e il fatto che si sia persa quella parte di elettorato che tradizionalmente votava a sinistra è dovuta,oltre a ideologie nostalgiche, anche al fatto che quegli elettori non si sono riconosciuti nel programma, al fatto che la campagna elettorale non è stata fatta in maniera convincente.
Cito a riguardo un brano dall'intervista a Ciro Argentino, operaio della Thyssen che era tra i firmatari del comunicato da me postato, per far capire i termini in cui l'operaio medio vuole che gli si parli:
"Gli operai si buttano da quella parte (la lega, nda) perché sono preoccupati che le case popolari vadano agli zingari e i posti all'asilo ai figli dei marocchini"
(da La Nazione di giovedì 17 aprile 2008)
Il vecchio capro espiatorio dell'immigrato che "ruba a casa nostra".
L'attaccarsi al simbolo allora diventa quasi pretestuoso.
Nemmeno io mi riconosco in falce e martello e bandiera rossa. Ne riconosco il valore storico, ma oggettivamente oggi hanno quasi assunto un'aura di anacronismo.
Non credo sia per la loro assenza che il più dell'elettorato popolare sia passato da sinistra a destra, Lega nella fattispecie.
Sinceramente, la Sinistra l'Arcobaleno mi ha sempre dato l'idea di un gruppo molto "intellettuale", forse troppo distante dalla realtà operaia e contadina. Certo i valori dello stato laico sono importanti, e il loro mantenimento, ora come ora, è a mio avviso indispensabile.
Ma fra gli operai e i contadini della Brianza e del Triveneto credo siano altre le preoccupazioni e le paure. Come appunto quelle che lo zingaro gli porti via la casa, e gli extracomunitari il lavoro. O che i soldi delle loro tasse se ne vadano al Sud, o semplicemente lontano da dove abitano. Come al Sud si preoccupano dei loro problemi, più o meno consapevolmente, più o meno con la classica meridionale voglia di gattopardismo e immutabilità, per cui i partiti meridionali riescono a mettersi d'accordo con la Lega, perché ognuno vuole che i panni sporchi siano lavati a casa propria...
Tutto 'sto panegirico solo per dire che la Sinistra ha sbagliato in pieno, mentre la Lega ha saputo dove far leva fra operai e contadini. E' un dato di fatto, purtroppo.
PS. Per Moudra: ma se finalmente fanno questo federalismo, noi in Toscana non ci guadagneremmo qualcosa?! Ormai mi viene da pensare solo così...
Per quel che riguarda il federalismo, occorre precisare che:
1. la legge costituzionale 3/2001 ha già fatto sì che fossero devolute delle competenze, precedentemente in mano allo stato, alle singole regioni. Ecco perché si parla di Devolution.
2. come conseguenza di questa attribuzione di poteri alle regioni, si ha anche il cd. federalismo fiscale, che consente alle regioni di imporre tasse autonomamente in modo da finanziarsi se non sono sufficienti le entrate.
Quindi: se la regione è più ricca (economia sviluppata e presenza di industrie sul territorio), non avrà bisogno di creare nuove imposte per finanziarsi. Al contrario, se l'economia è arretrata e non circola ricchezza, è probabile una maggiore pressione fiscale sui contribuenti. Questo comporterebbe una pressione fiscale complessiva differenziata da regione a regione. Con differenze anche macroscopiche a seconda dei territori.
Questo in linea di massima, per il caso toscano probabilmente non ci andrebbe male, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
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